20 ottobre 2013

Buongustai (379)

Buongustai. (379)
Il supermercato vicino a casa, da qualche tempo, offre un servizio in più. Sforna pane e brioche a tutte le ore. Bel servizio, perché non c’è nulla di più appetitoso del pane fresco e caldo. Passandogli davanti, non è raro vedere clienti che sbocconcellano prodotti da forno appena acquistati. Sono soprattutto giovani. Spesso extra-comunitari. All’inizio compravo anch’io un po’ di pane fresco. Pian piano ho smesso di farlo. Non solo perché dopo poche ore quel pane, inizialmente fragrante, diventava gommoso e insipido. Anche perché a lungo andare entrando nel supermercato quel profumo di pane fresco ha rivelato anche un odore meno gradevole. Quasi d’alcol.
Sono vecchio. Me ne sono accorto. Non lo compro più. Non così i giovani (e altri meno giovani).
Non sono mai stato un gran buongustaio. Ma invecchiando sono andato sempre più alla ricerca di gusti semplici, puliti, eccellenti. Una torta mediocre di solito viene mascherata da zucchero, cioccolato, panna, creme. Resta sempre una torta mediocre. Non mi attira. Anzi mi respinge.
Noi vecchi con l’età perdiamo parte dei sensi. Eppure è raro vedere un vecchio che rinuncia a mangiare, che mangia poco. Anzi, anche prima di morire gli anziani si dimostrano delle buone forchette. Sembrano non accorgersi della scarsa qualità del cibo che gli viene proposto.
Io no. E, forse, come me, altri anziani. Con l’età ci siamo affinati. Pretendiamo di più.
Del resto, abbiamo vissuto molto. Abbiamo mangiato molto. Possiamo fare confronti fra il cibo d’oggi e quello genuino che abbiamo assaggiato in alcune età o in alcune occasioni.
Da giovani qualunque pizza ci andava bene. Da vecchi non ce ne va più bene nessuna.
Vecchi esigenti, siamo diventati.

Almeno in fatto di cibo.

(L’indice per argomenti delle prime 300 pagine del diario si trova a pagina 300.)
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

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