20 febbraio 2013

Due grandi vecchi. (153)
Una conferenza pubblica. Di filosofia! Due relatori, entrambi anziani di seconda fascia avanzata (più di ottanta anni). Il primo, affascinante parlatore. Non solo per il linguaggio, soprattutto per i concetti. E infine per la poesia. Sì, la poesia dei concetti che esprimeva. Per l’intreccio con la vita. Niente di staccato, di intellettuale. No, tutto di grande verità esistenziale. Una vecchiaia, la sua, degnissima di essere vissuta. Con tante idee da trasmettere.
Il secondo, uno psichiatra. Più fragile. Forse più anziano. Poca vista, un po’ di balbuzie, una parlata cantilenante. Difficile da seguire. Ma ugualmente profondo. Anzi, con in più un’intensa emozione. Vicino ai suoi pazienti psichiatrici. Vicino alla loro sofferenza. Capace di nuove scoperte (anche alla sua tarda età), che candidamente ci enunciava con entusiasmo.
Vecchiaie da imitare? No, non è possibile. Si tratta di vecchiaie che hanno alle spalle 50-60 anni di studio e professione, profondi.
Noi, altri vecchi più normali, accontentiamoci di stare ad ascoltarli.
Rapiti e sognanti.
A sentirli, ti pare che la vita valga la pena di essere vissuta. Sei contento, anche se sei prossimo alla morte.
I due vecchi mi hanno dato la sensazione che la mia vita sia importante.
Perchè hanno riempito di profondità la mia vita di tutti i giorni.

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