Sentimenti
contrastanti. (18-098)
Ho
venduto casa!
Dopo
un anno di ricerche, di tensioni, di fatiche.
A
un prezzo basso, ma dignitoso.
Questo
progetto mi ha tenuto occupato a lungo e si è concluso per il
meglio.
Tutto
bene, dunque.
Eppure
…
Era
la casa che mi avevano regalato i miei genitori. Che mi sarebbe
piaciuto trasmettere a
mio
figlio, in continuità fra le generazioni della nostra famiglia. Non
ero legato alla casa in
quanto
luogo in cui ero vissuto: piuttosto come legame di famiglia.
Mi
pare che un pezzo di storia se ne sia andato.
Ho
tagliato via un pezzo di passato. Del mio passato.
Sono
in bilico fra gioia e rammarico.
Se
scavo più a fondo, emergono altri sentimenti, forse più veri.
Vendendo la casa, ho
cancellato un pezzo di passato. Un pezzo di me: è proprio quello che succederà
quando morirò, quando
io scomparirò dal mondo e il mondo farà senza di me.
Quella
casa che ormai non mi appartiene più, appartiene a un altro mondo,
simile a quello
nel
quale io non ci sarò più.
L'ambivalenza di questo momento è più legata all'idea della mia fine, piuttosto che alla perdita di qualcosa di familiare.
Più alla mia morte che alla mia famiglia.
La perdita della casa è simbolo concreto della perdita della vita.
L'ambivalenza di questo momento è più legata all'idea della mia fine, piuttosto che alla perdita di qualcosa di familiare.
Più alla mia morte che alla mia famiglia.
La perdita della casa è simbolo concreto della perdita della vita.
(L'indice
per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a
pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da
settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una
sintesi del bimestre appena concluso)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
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