La sua
vita. (16-007)
Un
ottantaquattrenne. È stato ricoverato in ospedale qualche settimana
fa, non so se per malattia o lieve incidente. Ora è tornato a casa.
Ha ripreso la sua vita. È completamente autonomo e vive da solo,
nella sua casa, curando un piccolo orto (attività questa molto
gradita a una parte di anziani). Ma l'esperienza di andare in
ospedale per una infermità ha cambiato le cose.
L'unica
figlia lo va a trovare ogni giorno, finito il lavoro. Anzi si ferma
sovente per cena. Un pò per fargli compagnia, un pò per
controllarlo.
La
figlia è stressata, perchè deve modificare la sua vita, per
accudire il padre.
La
figlia è preoccupata.
L'età
del vecchio è quella giusta in cui si modificano le vite.
Quelle
degli anziani, perchè cominciano a perdere autonomia.
Quelle
dei figli perchè devono seguire il padre o la madre anziani.
C'è
un'età in cui bisogna porsi il problema: cambio la mia vita io
(vecchio), o la cambiano i miei figli (giovani)? Il vecchio dovrebbe trasferirsi più vicino alla figlia, ma perderebbe il suo orto, l'occupazione che lo gratifica molto.
L'orto è tutta la sua vita.
Cambiar
vita da vecchi è duro.
Si è legati a piccole abitudini, a trovar le
cose al solito posto, a seguire uno schema sempre uguale e per questo
rassicurante. E poi c'è l'orto, che è realmente un motivo di vita
autentico e fonte di gioia.
Ma
quando le condizioni non ci sono più bisogna prenderne atto e
sapervi rinunciare.
È
doloroso.
E' inevitabile, in tarda età.
(L'indice
per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a
pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
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