02 agosto 2013

Il solitario (307)

Il solitario. (307)
Stamane il mio vicino anziano mi ha preceduto, nel risveglio. Quando alle sette ho aperto le imposte, lui era già in terrazza. Seduto al suo tavolino di lettura. Concentrato. Ma non stava leggendo. Era impegnato nell’esecuzione di un gioco con le carte: un solitario.  Altre volte l’ho visto giocare con la moglie. E’ un passatempo che li soddisfa entrambi.
Io non ho questa passione per il gioco. Ma capisco che possa avere un suo fascino. E’ una gara. Una sfida. Magari solo con se stessi (il solitario, appunto).
Sembra incredibile, noi vecchi abbiamo bisogno di far passare il tempo. Amiamo i passatempi. Eppure di tempo ne abbiamo poco. Ce ne resta poco. Ciononostante, del tempo che ci resta, non sappiamo che farcene. Abbiamo bisogno di diversivi. Non sappiamo stare senza far nulla. Per esempio a pensare. Oppure in realtà, poiché non lavoriamo, pensiamo molto. Ogni tanto abbiamo bisogno di rilassarci. Ecco i passatempi.
Ricordo di un antropologo che aveva visitato una tribù primitiva. I suoi membri passavano molto tempo a procurarsi il cibo. Ma poi arrivava un momento in cui non c’era più nulla da fare. Allora quei primitivi stavano seduti in silenzio insieme. Niente passatempi.
Solo stare in silenzio. Tutti insieme.
Un’idea per noi vecchi.

(L’indice per argomenti delle prime 300 pagine del diario si trova a pagina 300.)
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com            )

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